Nel 2016 vengono inclusi nel Parco Archeologico di Ostia Antica

(Prima edizione 2014)

Storia del sito

Fase cronologica: età romana (I-V sec. d.C.)

Nel 42 d.C. l’imperatore Claudio avviò la costruzione di un nuovo porto marittimo a circa 3 km a nord di Ostia. L’opera fu conclusa nel 64 d.C. sotto il principato di Nerone . Pochi decenni dopo il crescente fabbisogno di derrate per la popolazione di Roma ed il rapido insabbiamento del bacino spinsero l’imperatore Traiano a realizzare, tra il 100 e il 112 d.C., un altro impianto portuale di forma esagonale, interno a quello di Claudio, di dimensioni monumentali e connesso con il fiume Tevere. Dopo la caduta dell’impero Romano e le invasioni barbariche, il territorio nel periodo medievale venne progressivamente invaso dalle acque che formarono estese paludi malariche. L’intervento dei Pontefici Pio II e Sisto IV non valse al risanamento, mentre alcune famiglie patrizie romane, in epoche più recenti, tentarono tale impresa (Panfilo di Pietro, Pallavicino) senza successo. Dopo l’acquisto della tenuta da parte del Principe Alessandro Torlonia (1856) la bonifica e la colonizzazione del territorio furono finalmente attuati dal suo successore Principe Giovanni Torlonia, che operò anche il recupero delle testimonianze archeologiche in precedente stato di abbandono. Durante gli scavi per la costruzione dell’aereoporto internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino vennero alla luce i resti del porto imperiale, che precedentemente erano stati sepolti dai sedimenti marini e fluviali del delta. Furono rinvenuti  resti del molo sinistro, insieme ai relitti di alcune navi, ora esposte al Museo delle navi romane. In tempi recenti la famiglia Sforza Cesarini, succeduta da oltre mezzo secolo nella proprietà alla famiglia Torlonia, ha costituito un apposito consorzio per la salvaguardia dei valori archeologici e naturalistici del luogo, dando vita all’Oasi di Porto (1993). Attualmente l’area è oggetto di indagini archeologiche da parte dell’università di Southampton, che ha dato vita al Portus Project.                                      

Descrizione del sito

Durante gli scavi per la costruzione dell’aereoporto internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino vennero alla luce i resti del porto imperiale, che precedentemente erano stati sepolti dai sedimenti marini e fluviali del delta. Furono rinvenuti  resti del molo sinistro, insieme ai relitti di alcune navi, ora esposte al Museo delle navi romane. In tempi recenti la famiglia Sforza Cesarini, succeduta da oltre mezzo secolo nella proprietà alla famiglia Torlonia, ha costituito un apposito consorzio per la salvaguardia dei valori archeologici e naturalistici del luogo, dando vita all’Oasi di Porto (1993). Attualmente l’area è oggetto di indagini archeologiche da parte dell’università di Southampton, che ha dato vita al Portus Project I Porti di Claudio e Traiano nacquero in linea con le sempre maggiori necessità commerciali di Roma. La nascita del Porto marittimo di Claudio, inaugurato nel 64 d.C., fu dettata dai grandi disagi e malfunzionamenti dell’approdo fluviale di Ostia, ormai inadeguato ad accogliere grandi navi da trasporto. Inizialmente furono realizzati due grandi canali approssimativamente paralleli (Fossa Traianea) dal mare al Tevere a nord e a sud del porto, che avevano il fine di sventare la minaccia di inondazioni a Roma. Il porto era costituito da un grande bacino esterno di circa 150 ettari chiuso da due grandi moli in cui svettava un monumentale faro. Un bacino interno, la Darsena, garantiva tramite un canale che giungeva alla Fossa Traianea, il collegamento con il Tevere.

L’impianto si rivelò un fallimento dopo soli 50 anni a causa di un progressivo insabbiamento e dell’incapacità si sostenere le sempre maggiori necessità della città. La situazione impose, sotto il regno di Traiano, una nuova progettazione dell’intero sistema così da renderlo consono all’importanza raggiunta dai traffici marittimi internazionali. Vennero considerate tutte le componenti negative caratteristiche dell’area, ossia l’incidenza delle correnti litoranee, i regimi del Tevere e la connotazione del suo delta, ossia la natura alluvionale del terreno. Si decise quindi di costruire un bacino interno rispetto al porto di Claudio e collegato a quest’ultimo da un percorso articolato in modo da tenerlo sgombro dai depositi. Il nuovo complesso venne inaugurato nel 112 d.C., dopo almeno dodici anni di lavori, certamente non completato ma definito nelle linee principali. Il fulcro era rappresentato dal bacino esagonale interno, scavato per intero nella terraferma a breve distanza dal fiume. Le navi da carico (onerariae) attraccavano alle banchine sui due lati del canale d’ingresso o a quelle del bacino interno e le merci venivano immediatamente smistate ai magazzini; da qui ripartivano alla volta di Roma, dopo permanenze di varia durata legate al tipo e alla deperibilità del prodotto, su battelli di stazza minore (caudicariae), più adatti a risalire la Fossa Traiana e quindi il Tevere. A partire dal 314 d.C., anno del Concilio di Arles, la città portuale fu resa autonoma da Ostia e diventò, per decreto di Costantino, a tutti gli effetti “Portus Romae“. In questo periodo venne posta la massima cura nel mantenere l’efficienza e garantire la sicurezza dell’impianto, che rappresentava la sopravvivenza stessa della capitale: per questa ragione venne costruito il primo circuito di mura difensive che dapprima comprese tutta l’area ma che progressivamente, di pari passo con l’incremento delle scorrerie barbariche e la conseguente necessità di trasferire immediatamente le merci a Roma senza soste nei magazzini, si ridusse al solo settore sud-orientale, costituendo il “castello di Porto” legato alle vicende delle guerre gotiche.

Nome del rilevatore : Valerio Canè